Il grande scrittore Leonardo Sciascia e l’amico fotografo, altrettanto grande, Ferdinando Scianna attraversano insieme, in un vero e proprio viaggio letterario, la Spagna di metà anni ottanta. Ricercando le affinità tra il paese iberico e la Sicilia, terra natia di entrambi.
La casa editrice Contrasto si è particolarmente distinta nel panorama editoriale italiano degli ultimi anni. Grazie ad uno stile che intreccia la scrittura sotto forma di taccuino e la fotografia come espressione di momenti del viaggio, crea un legame sempre più solido ed ancestrale tra le due forme comunicative, ormai divenute un sodalizio inscindibile per la letteratura di viaggio.
E’ il 1984 quando i due decidono di mettersi in viaggio. La dittatura franchista è ancora viva negli occhi e nei ricordi degli spagnoli, e lo spirito dei due è pronto ad assorbire le sensazioni ed i moti d’animo sia del popolo che del paesaggio che incontreranno. Un viaggio attraverso luoghi nuovi per risvegliare la memoria dei luoghi dove si è sempre vissuto, un viaggio di ricerca interiore, di approfondimento storico verso riferimenti letterari che sono stati guide di Sciascia nell’arco di tutta la sua vita.

I dieci capitoli di Ore di Spagna seguono uno schema preciso. Da un lato il grande intellettuale di Racalmuto ripercorre temi a lui cari e che spesso ha affrontato nelle sue opere: dall’Inquisizione spagnola, ad uno studio approfondito del Don Quijote passando per il volume delle Obras di José Ortega y Gasset, testo a cui lo scrittore è profondamente riconoscente:
Così, sulle Obras di Ortega ho appreso quel po’ di spagnolo che so (e lo so da sordomuto: a leggerlo soltanto). Ma quel che più conta è che da Ortega ho appreso a leggere il mondo contemporaneo, il modo di risalire dai fatti, anche i più grevi ed oscuri, ai “temi”: e cioè di chiarirli, di spiegarli, di sistemarli in causalità e conseguenzialità.

Dall’altro lato, ogni due o tre capitoli, partono delle carrellate di immagini del fotografo di Bagheria (il primo fotografo italiano a far parte dal 1982 dell’agenzia fotografica Internazionale Magnum Photos fondata, tra gli altri, da Robert Capa ed Henri Cartier-Bresson). Scatti rigorosamente in bianco e nero, capaci di catturare momenti suggestivi della vita quotidiana, dei luoghi cruciali della guerra di Spagna, della Semana Santa sivigliana, oltre ad alcuni ritratti pregevoli di eroi della resistenza antifranchista (sublime quello di Dolores Ibarruri, detta “La Pasionaria”). Dirà di lui in futuro il Maestro di Regalpetra:
E’ il suo fotografare, quasi una rapida, fulminea organizzazione della realtà, una catalizzazione della realtà oggettiva in realtà fotografica: quasi che tutto quello su cui il suo occhio si posa e il suo obiettivo si leva obbedisce proprio in quel momento, né prima né dopo, per istantaneo magnetismo, al suo sentimento, alla sua volontà e — in definitiva -al suo stile.
Ma il tema principale della ricerca dei due è evidente, ed emerge in maniera palese solo negli ultimi capitoli: è la guerra di Spagna del 1936–39. Perché proprio questo evento? Perché è stato, soprattutto per Sciascia, un momento cruciale della sua formazione intellettuale, spirituale e creativa. Perché a quell’epoca Sciascia era un adolescente, già grande lettore, che cresceva nella Sicilia delle pirrere (miniere di zolfo) e che si cominciava a porre dubbi sull’effettiva bontà del fascismo, e non solo. Il movimento globale che spingeva le persone a sostenere la causa del franchismo o dell’antifranchismo, ha un effetto di grande fervore interiore nel giovane Sciascia e lo segnerà per il resto della vita. Da un lato vede grandi intellettuali del suo tempo, come l’americano Chaplin, schierarsi apertamente a favore dei repubblicani, dall’altro vede la gente disperata del suo paese accettare l’invito di Mussolini ad andare come volontari con le truppe franchiste, arruolamento spinto dalla fame e da nessuno ideale.
Volendo restaurare il ricordo e tentare di unificare quei due sentimenti contrastanti, potrei dire che il primo — l’ammirazione per Mussolini — era già insediato dal secondo — la pena per gli zolfatari che si sgolavano e cuocevano sotto il sole aspettando Mussolini. Pena e commiserazione che venivano dal fatto che io già sapevo quel che loro ancora non sapevano: che il fascismo era contro di loro, che il fascismo li ingannava e li vendeva.

Da queste storie il Maestro di Regalpetra trarrà uno dei suoi migliori lavori d’ogni tempo, l’epico racconto-lungo (quasi un romanzo interrotto secondo alcuni) L’Antimonio, aggiunto all’interno della raccolta di racconti-lunghi Gli zii di Sicilia nel 1961. Uno dei primi lavori di Sciascia e, personalmente, il suo libro che personalmente più ho amato, al punto da aver pensato che se potessi portare tre libri nell’aldilà uno di questi sarebbe sicuramente Gli zii di Siciliaedizione Adelphi con la copertina legata con lo scotch che m’accompagna da anni.
La lettura di Ore di Spagna scorre piacevole. La scrittura di Sciascia è, come al solito, un elogio alla raffinatezza ed all’acume pensiero, anticonvenzionale e sempre proteso alla ricerca del profondo attraverso parole semplici. La fotografia di Scianna accompagna la prosa, con visioni forti di un tempo sospeso nei secoli, di un rimembrare continuo le terre di Sicilia attraverso gli scatti di Spagna. Un vero e proprio esperimento letterario, un viaggio che fortifica un’amicizia e dà nuova linfa ad una potente stima reciproca tra i due autori. Un libro-memoriale da scolpire nel tempio della letteratura di viaggio, una lettura necessaria per chiunque abbia voglia scrivere di viaggi, per chi voglia capire che andare in itinere, e comprendere appieno i luoghi che si visitano, richiede uno sforzo superiore alla lettura della Routard in aereo.
Andare per la Spagna è, per un siciliano, un continuo insorgere della memoria storica, un continuo affiorare di legami, di corrispondenze, di “cristallizzazioni”. E bastano i nomi: di paesi, di strade. Che sembra sentirli risuonare, nella lontana eco del tempo, dalla voce dei banditori…

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