Il nostro Davide De Falco, dalla sua napoletanità situata negli Stati Uniti, ha pensato bene di scoprire e leggere Paul Theroux e di scriverci una recensione blaschista. Quando si parla di certi maestri della letteratura di viaggio, questo blog è l’habitat naturale su cui discuterne. Breve parentesi, il libro in questione è stato tradotto in italiano con il titolo “Un treno fantasma verso la stella dell’est”, al momento fuori catalogo e praticamente introvabile, tranne che su qualche bancarella di fortuna. Appello dunque ad eventuali editori in linea di riproporlo quanto prima. Buona lettura.
In un tipico lunedì mattina di fine settembre mi trovavo in ufficio in attesa di insegnare la prossima classe della giornata. Saltando continuamente tra email, classi da preparare, compiti da correggere e siti vari, mi sono ritrovato su quello del New York Times. Tra i vari titoli l’occhio è caduto su un articolo appena pubblicato da Paul Theroux. Aperta la pagina mi sono immediatamente catapultato in questa sua ultima avventura attraverso il Messico, da Reynosa a Chiapas, per rimanere ancora una volta affascinato dallo stile letterario e dalle avventure che quest’uomo è stato capace di vivere nel corso della sua vita. Ed è proprio leggendo l’articolo che mi sono tornate alla mente alcune pagine che avevo iniziato a scrivere questa estate sul primo libro letto di Paul Theroux. Ho quindi pensato di dargli una nuova lettura e finalmente renderlo accessibile al grande pubblico che segue Blasco, per omaggiare quello che ad oggi rappresenta uno dei simboli viventi della letteratura di viaggio.
Difficile trovare un libro che sia sinonimo di letteratura di viaggio più di una storia vissuta su numerosi treni che portano il protagonista da un continente all’altro. Paul Theroux, viaggiatore statunitense, è partito in treno dalle terre di sua maestà britannica fino ad arrivare in terra nipponica. Come se non bastasse, è anche tornato indietro allo stesso modo. Ne ha narrato le vicende nel suo “The Great Railway Bazaar” (1975), tradotto poi in Italia con “Un treno fantasma verso la stella dell’est”, il quale è subito diventato una pietra miliare della letteratura di viaggio mondiale. Un’idea piuttosto coraggiosa, che però l’autore statunitense ha avuto più di una volta nel corso della sua vita. Infatti, leggendo alcuni titoli da lui prodotti è facile dedurre come l’idea del viaggio in treno, o “on the road”, sia decisamente parte della natura di Paul: “The Old Patagonian Express” (1979), “Dark Star Safari” (2002), “Ghost Train to the Eastern Star” (2008), sono solo alcuni dei titoli che hanno reso celebre questo nativo del Massachusetts e che ne hanno consacrato il mito.
Con queste premesse mi sono subito convinto di aver scoperto il prossimo grande autore che avrebbe ispirato i miei futuri viaggi. Andava letto, e sono bastate veramente poche pagine per avere conferma della sensazione iniziale e per essere influenzato dalle parole di Paul. La Letteratura di viaggio, quella con la L maiuscola, rappresenta da sempre un’enorme influenza quando si tratta di decidere dove e come viaggiare. Sono così partito all’avventura lungo le pagine di questo libro scritte da un autore per me sconosciuto, riuscendo a sentire immediatamente di essere parte di quel mondo creato e vissuto da Theroux. Le aspettative sono cresciute e sono state confermate capitolo dopo capitolo. Paul si è rivelato un compagno di viaggio che avrei immediatamente voluto incontrare sul prossimo treno sul quale sarei salito.
Allo stesso tempo, più sfogliavo le pagine del libro e più mi trovavo spesso in disaccordo con l’approccio che Theroux tendeva ad avere in alcuni degli episodi da lui vissuti. Paul viaggia paese dopo paese senza sosta, è un ottimo osservatore del mondo circostante, ed è forse questa una delle poche pecche del libro. Theroux osserva e tende a giudicare parecchio. Oltre a dare un resoconto delle proprie avventure, non si trattiene dal criticare fortemente le tradizioni e le usanze dei popoli da lui incontrati. Vive un’esperienza di viaggio invidiabile, ed è capace di incontrare persone con cui interagire su ogni convoglio ed in ogni luogo. Ne ammira le interazioni, il cibo consumato, e le usanze osservate. Ma ho trovato spesso fastidiosa la sua predilezione per le interazioni con viaggiatori internazionali piuttosto che locali. Nulla di sbagliato, visto che ognuno è libero di trascorrere il proprio tempo con chi meglio riesce ad interagire. Ma sono stati questi piccoli episodi ad avermi fatto riflettere sull’approccio avuto da Paul in alcuni episodi del libro. L’idea resta memorabile, difficile da vedere messa in atto in un altro libro. Le pagine scritte da Theroux sono ammirevoli, anche se a volte non dedicano la giusta attenzione a certi rapporti umani, o a momenti culturali degni di maggiore rispetto.
Theroux si ama e si odia. Sembra una frase fatta, di quelle che si potrebbero usare per ogni autore ed ogni libro. Ma in questo caso i sentimenti sono incredibilmente forti, e l’uso di questo cliché linguistico viene giustificato dagli episodi a cui si assiste nel libro. In una pagina si leggono delle riflessioni sulla letteratura di viaggio che andrebbero estrapolate, incorniciate ed appese sopra la propria biblioteca personale – a voi lettori il compito di trovarne il più possibile. Pochi paragrafi dopo invece si legge di questo viaggiatore snob incapace di entrare in contatto con le persone incontrate, il tutto a causa di alcuni giudizi espressi in maniera troppo affrettata. Il treno diventa rifugio nel quale nascondersi ogni volta che si vuole evitare un contatto con la realtà, che sembrerebbe essere troppo spaventosa per gli occhi di Paul. Il suo continuo desiderio di spostarsi verso il luogo successivo, quasi cercando di evitare un confronto diretto con il mondo reale, creano una distanza tra il senso di ammirazione che si prova per questo viaggio e l’effettiva voglia di riviverlo allo stesso modo.
Paul rinuncia ad ogni tipo di comodità su terraferma. Non ci sono hotel o ristoranti stellati in questo libro, ma solo una continua corsa su binari che permette di osservare metà globo terrestre lungo diverse centinaia di pagine. Queste caratteristiche lo rendono decisamente ammirevole, e contribuiscono alla grandezza di questo autore. Non c’è bisogno di liste su cosa vada assolutamente fatto o assaggiato in un determinato luogo o su quale sia la foto migliore da fare prima di ripartire sul treno alla volta della prossima destinazione. La parole di Theroux ci descrivono tutto. Paul ci insegna l’essenza più pura del viaggio: la scoperta dell’ignoto ed il desiderio di conoscerlo. Questo non vuol dire che Theroux conosca ogni segreto e che abbia un approccio perfetto nel suo modo di vivere il viaggio. La sua è una continua avventura e conoscenza del resto del mondo e di se stesso, ancorato al proprio taccuino su cui scrivere appunti ed alla propria macchina fotografica capace di immortalare attimi di vita che aiuteranno a mantenere la memoria di questo viaggio viva. L’itinerario è lungo, stancante, ed i continui cambiamenti climatici e culturali influenzano le scelte fatte dall’eroe del racconto. Quello che conta però è che questo lavoro letterario sia capace di smuovere il lettore, facendo capire come quello che conta sia il riuscire a vivere ogni viaggio come un’esperienza da vivere nel suo momento più puro, senza tentare di raggiungere quell’ancora che ci tenga attraccati al luogo dal quale si proviene o verso il quale si sta tornando.
“Un treno fantasma verso la stella dell’est” è uno di quei libri che va letto. Sia per poter leggere la straordinaria penna di Theroux ma soprattutto per poter essere influenzato da uno stile di viaggio decisamente unico. Poche persone nel panorama letterario mondiale possono vantarsi di aver vissuto il mondo allo stesso modo nel quale il maestro Theroux può dire di aver fatto. E se ci si considera viaggiatori, e non solamente turisti della domenica, allora bisogna farsi un favore personale e leggere i libri di Paul Theroux.
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