Un gruppo di giornalisti sportivi, amanti tanto del viaggio quanto del calcio, ha tirato sù una bellissima collana, Edizioni Incontropiede, dedicata alle più importanti città calcistiche in Europa. Al momento si annoverano Lisbona, Napoli, Zagabria e Mosca (su quest’ultima si basa l’intervista odierna). Una nuova maniera di conoscere l’Europa, seguendo i percorsi tracciati dalla passione per il calcio e dal suo legame indelebile con la popolazione locale. Il formato tascabile e il suo stile fluido la eleggono a seconda guida d’accompagnamento sulla città, la prima è ovviamente è un romanzo di Bulgakov per Mosca, uno di Saramago per Lisbona ed uno di Erri De Luca per Napoli.
D: Ciao Alberto buongiorno, prima domanda: qual è l’idea che ha fatto scaturire la nascita delle football city guides?
R: L’idea che esista in Italia un turismo tematico e nello specifico che si possa viaggiare anche per calcio. Alla ricerca non solo di stadi, ma anche di altre cose più piccole ma non meno interessanti, come per esempio le statue, i cimiteri, i murales, gli shop…Tutto ovviamente che abbia a che fare col pallone. Con Enzo Palladini e Jvan Sica, che sono gli altri due autori della guide, non abbiamo fatto altro che unire la passione per i viaggi e quella per il calcio.
D: In quella che ho letto su Mosca si evince una città in cui il calcio supera di gran lunga il significato sportivo. Qual è il legame, secondo te, che unisce il popolo con il calcio moscovita?
R: Il calcio supera sempre il significato sportivo. Vale per Mosca, Zagabria, Napoli, Lisbona…per citare città su cui abbiamo lavorato e di cui è già uscita la guida.

D: Cosa rappresenta Lev Jashin per il calcio russo e mondiale?
R: Lev Jashin è finito sull’ultimo manifesto del mondiale russo. Non era mai successo nella storia della Coppa del Mondo che tale onore venisse lasciato ad un portiere. Non ebbe una vita semplice, faticò a diventare “Jashin”, l’unico portiere a vincere il pallone d’oro (questa cosa la si dice sempre quando si parla di lui). Faticò ad imporsi, ebbe annate storte e anche la vita post calcio non fu delle più semplici. Ancora oggi, grazie a lui, alla figura del portiere viene data in Russia un’importanza maggiore che non in altri paesi, per questo abbiamo raccontato anche le storie dei suoi eredi.
D: Delle 11 tombe calcistiche del cimitero di Vagankovo, quale sprigiona maggiori emozioni?
R: Al Cimitero Vagankovo la tomba più emozionante è probabilmente quella di Eduard Streltsov. Nel 1958, proprio quando doveva diventare una stella del mondiale in Svezia, venne rinchiuso in prigione. Quando uscì, tornò a giocare nel 1965 visibilmente invecchiato, vincendo subito il campionato e riguadagnando anche la maglia della nazionale. Un calciatore di una classe incredibile. Una storia da conoscere, al pari di quella di Jashin.

D: Il gol di Ronaldo (il Fenomeno) nel 98 contro lo Spartak, a cui dedichi un capitolo intero, non pensi sia una delle realizzazioni più stratosferiche della storia del calcio? lo ricordano ancora a Mosca?
R Noi visitiamo le città prima di metterci a scrivere, oltre a fare un lungo lavoro di preparazione, studi e ricerche che continuano anche al rientro. Insomma, vogliamo raccontare quello che vediamo con i nostri occhi. E noi c’eravamo anche nel 1998… sì, perché Enzo Palladini, oggi caporedattore di Mediaset, allora seguiva l’Inter per Corriere dello sport ed era a Mosca. Il capitolo che ha scritto su quella partita è in effetti da brividi.
D: Com’è cambiato il calcio in Russia dopo la dissoluzione dell’Urss?
R: Stiamo parlando di due cose diverse. Il campionato è diverso, fatto da squadre diverse. Di solito l’ultimo capitolo delle guide è dedicato alle Top 11, formate dai calciatori più rappresentativi di quelle città. Per Mosca, caso unico, abbiamo stilato due formazioni: la squadra di Mosca sovietica e quella postsovietica. Di sicuro una cosa è rimasta la stessa, la passione che c’è in città per lo Spartak Mosca, la squadra del popolo.

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