Nel centenario della nascita del Maestro di Regalpetra, la Zolfo Editore pubblica un’opera prodigiosa sui luoghi della vita di Leonardo Sciascia. Dalla Racalmuto roccaforte dello spirito, alla Caltanissetta degli anni del fermento intellettuale, arrivando nella Palermo felicissima, per proseguire su Roma, Milano, l’amata Spagna e la sempre vibrante Parigi. Il libro è stato scritto a quattro mani da due studiosi, e compaesani, di Sciascia: Gigi Restivo e Salvatore Picone, i quali compiono un lavoro eccelso di ricerca e riproposizione, dando vita a un’opera cd topografica che può essere letta come una vera e propria guida letteraria dei luoghi di uno dei più grandi intellettuali del Novecento.
Un testo che si legge con amorevolezza, in cui le pagine scorrono soavi tra citazioni da pelle d’oca di Sciascia e la narrazione dei luoghi, degli ambienti, delle persone che hanno plasmato lo Sciascia uomo prima, padre e scrittore poi. Lontano dai riflettori delle metropoli, in un paesino dell’entroterra agrigentino, Leonardo Sciascia è diventato l’intellettuale che tutti conosciamo e che, a distanza di oltre trent’anni dalla morte, continua a essere un riferimento di anticonformismo e di libertà d’azione del pensiero. E questo libro ci porta proprio a conoscere tutti quei posti, quelle località e quelle contrade che hanno influito nell’anima di Sciascia, perché la letteratura è sempre l’espressione di un luogo.
Per saperne di più abbiamo intervistato i due autori, buona lettura!
[Le foto che troverete nell’articolo sono state gentilmente concesse dagli autori.]
Come nasce l’idea di una biografia topografica su Sciascia?
Gigi Restivo: Lo scorso anno, durante il primo rigoroso lockdown, abbiamo iniziato con Pippo Di Falco, la catalogazione di tutti i testi di Leonardo Sciascia, romanzi, racconti, saggi, prefazioni, curatele, ritagli stampa con suoi articoli ed interviste conservati a CasaSciascia a Racalmuto. Migliaia di interventi dal 1936 e sino ad oggi. E durante la catalogazione era inevitabile ma piacevole rileggere testi ormai anche da noi dimenticati e soprattutto poco conosciuti anche dai cultori dello scrittore di Racalmuto. Approssimandosi il centenario della sua nascita abbiamo pensato di condividere con un più ampio pubblico questo patrimonio di conoscenza che abbiamo poi arricchito anche con una serie di ricordi personali e con quanto, insieme a Salvatore, abbiamo raccolto negli ultimi trent’anni nella memoria collettiva di Racalmuto. Avendo ammirato, letto e studiato a lungo Sciascia ci siamo resi conto che tante delle sue opere, dei suoi testi, erano connaturati ai luoghi in cui era vissuto o in cui aveva soggiornato o che aveva amato. Un aspetto che i suoi biografi ed i suoi critici non avevano approfondito se non in termini di critica letteraria, senza particolare attenzione ai topoi. E dunque abbiamo pensato di raccontare la vita di uno dei maggiori scrittori ed intellettuali europei del ‘900 attraverso i luoghi che amava e che si ritrovano nelle sue pagine: Racalmuto, Caltanissetta, Palermo, Roma, Milano, Parigi, la Spagna.

Insieme ad altri racalmutesi, come l’editore Lillo Garlisi della Zolfo, il giornalista e scrittore Gaetano Savatteri (autore della prefazione del libro), il bibliofilo Pippo Di Falco, tutta la redazione di Malgrado Tutto, state facendo un lavoro straordinario per il vivo mantenimento della figura di Leonardo Sciascia, come ad esempio la recente riapertura di Casa Sciascia nel centro di Racalmuto a cui avete dedicato anche un capitolo del libro. Cosa vi spinge a proseguire su questa strada e qual è l’eredità che Sciascia ha voluto lasciare ai suoi compaesani?
Salvatore Picone: Gaetano Savatteri nella prefazione al nostro libro, riportando una citazione di Leonardo Sciascia, rende comprensibile perché ci sia tanto “fervore di pensiero e di opere” proprio a Racalmuto, da Racalmuto e attorno allo scrittore di Racalmuto. “Non è casuale – scrive -: vite diverse, per scelte e destini, si sono incrociate e unite nel segno di Leonardo Sciascia … Perché i luoghi della letteratura sono i posti più adatti per incontrarsi. E per riconoscersi”. Avevo appena nove anni quando è scomparso Leonardo Sciascia e pochi anni dopo iniziai a collaborare con il giornale “Malgrado tutto” a cui lo scrittore non aveva mai fatto mancare il suo incoraggiamento, entrando in una grande famiglia che lo aveva eletto a proprio nume tutelare. Grazie a Sciascia, grazie ai suoi libri, così come Gaetano Savatteri e Giancarlo Macaluso che hanno fondato il giornale, mi sono ritrovato anch’io assieme a Gigi Restivo nella letteraria Regalpetra descritta dallo scrittore. Ed ho imparato prima a conoscerla e poi ad amarla. Ci spinge l’orgoglio di far parte di questa terra e dal momento che siamo “siciliani di scoglio” crediamo che, pur con tutte le difficoltà esistenti in Sicilia, valga la pena di impegnarsi per migliorare la propria terra. Sciascia ha lasciato un’eredità straordinaria non solo a Racalmuto, ma all’Italia intera: quella di vivere rispettando le regole della convivenza civile e del diritto, della verità e della giustizia.
Pensate che il vostro libro potrà dare una maggiore spinta al turismo letterario di tutto territorio circostante?
Gigi Restivo: Quando abbiamo scritto il libro non ci abbiamo pensato. Ma nel rileggerlo crediamo che le notizie che abbiamo pubblicato sui luoghi – in particolare quelli del nostro territorio -, e sono tanti, possano suscitare l’interesse di viaggiatori non solo interessati al clima o al mare ma alla storia, alle testimonianze storiche ed architettoniche, alla cultura della provincia agrigentina, che, non dimentichiamolo, piazza ai primi posti della letteratura italiana non solo Sciascia, ma Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Andrea Camilleri, Antonio Russello, Alessio Di Giovanni e tanti altri eccellenti autori.

Cos’è la memoria di un luogo?
Salvatore Picone: Non è facile rispondere a questa domanda poiché la memoria cambia soggettivamente. Noi abbiamo scavato a lungo nella storia di Racalmuto; abbiamo avuto la fortuna di conoscere e frequentare tante persone che, prima di noi, amavano questa terra e l’hanno studiata a lungo e ci hanno trasmesso un patrimonio di conoscenza inestimabile. E proprio sulla memoria di Sciascia, della nostra comunità, della nostra storia, abbiamo raccolto, negli ultimi vent’anni, anche una interminabile collezione di testimonianze orali di persone ormai scomparse, ciascuna delle quali aggiungeva un tassello di conoscenza, di memoria. Un materiale enorme su cui si potrebbero scrivere tanti altri libri. Sciascia scriveva che si è, nella propria vita, quello che si è stati nei primi dieci anni di vita e che uno scrittore è sostanzialmente memoria. Ecco la memoria di un luogo è fatta da un mosaico di ricordi.
Cosa significava, per Sciascia, il viaggio?
Gigi Restivo: Sciascia ha iniziato a viaggiare sin dagli anni ‘50. Da adolescente, nella prima metà degli anni ‘30, si trasferì a Caltanissetta; poi, dopo la maturità, per un breve periodo a Messina alla facoltà di Lettere. Dal 1941, dopo che iniziò a lavorare al Consorzio per l’ammasso del grano e successivamente dal 1949 in poi quando inizia ad insegnare, i suoi viaggi, per piacere e diletto si intensificano. Roma, Milano, Torino e nel 1955 il primo viaggio in Spagna per visitare i luoghi del cuore alimentati dalle giovanili letture sulla guerra civile. E poi Parigi. Sciascia non amava l’aereo, non lo ha mai amato. Preferiva il treno che gli consentiva di apprezzare il paesaggio: il suo viaggio più lungo da Milano e sino in Svezia. E dopo il 1970, quando finalmente andò in pensione dalla scuola le sue permanenze, in Italia ed all’estero erano sempre più lunghe, forse per assaporare quanto più possibile, luoghi che, per lui, erano luoghi dell’anima.

Dal libro emerge un legame di Sciascia con Racalmuto estremamente intenso anche quando, per alcuni periodi, se ne allontanava. In un’epoca in cui il consumismo e la globalizzazione educano a desiderare sempre e solo ciò che è lontano, potremmo rivedere la vita di Sciascia come un inno alla propria terra e a provare a non andarsene?
Salvatore Picone: Sciascia non ha mai abbandonato la Sicilia e soprattutto Racalmuto. Per quanto negli anni ‘50 questa piccola comunità dell’entroterra siciliano gli stava stretta, si trasferì prima a Caltanissetta e poi a Palermo per agevolare il percorso di studi delle sue figlie. Dal 1970 in poi, quando si trasferì a Palermo fece costruire una casa più comoda in contrada Noce a Racalmuto e da quel momento passava lunghi periodi in campagna nel suo paese a scrivere i libri a lungo meditati nel periodo invernale. Il suo amore per la Sicilia e Racalmuto è certamente un inno a rimanere ed a combattere per il riscatto di questa terra. In campagna a Racalmuto viveva senza televisione, senza telefono, non aveva un automobile ma i suoi interventi scuotevano sin dalle fondamenta le istituzioni pubbliche.
Caltanissetta e Palermo, le altre città siciliane della vita di Sciascia che trattate nel libro, come lo ricordano oggi?
Gigi Restivo: Sia Caltanissetta che Palermo sono legate indissolubilmente a Leonardo Sciascia. Il Sindaco Leoluca Orlando, nel novembre 2019, nel trentesimo anniversario della sua scomparsa, ha intitolata a Sciascia la biblioteca comunale di Casa Professa a Palermo, l’istituzione culturale più antica della Sicilia. E innumerevoli sono le iniziative che da un paio di anni a questa parte lo ricordano. Caltanissetta, negli ultimi anni, grazie all’impegno di appassionati e studiosi come Marina Castiglione e Giuseppe Sciascia, sta recuperando il senso di una presenza che, dal 1958 al 1967, ha segnato la vita di una città che si fregiava, durante la permanenza di Sciascia, del titolo di “piccola Atene”.

Dal racconto l’Antimonio, all’interno de “Gli zii di Sicilia”, a diversi viaggi nell’arco di una vita, la Spagna è sempre stata parte della formazione spirituale di Sciascia. Secondo voi, più per la Guerra Civile del 36-39 o per la vicinanza religiosa, e dei suoi riti, con la Sicilia?
Salvatore Picone: L’amore per la Spagna nasce durante la permanenza di Sciascia a Caltanissetta negli anni ‘30 quando frequentava l’Istituto magistrale. Da adolescente e poi da uomo maturo, conobbe tanti personaggi legati al Partito comunista clandestino: Lillo Amico Roxas, Pompeo Colaianni, Emanuele Macaluso. E grazie a queste frequentazioni maturò, ancora di più la sua avversione al fascismo, ad ogni forma di fascismo. Quando poi, negli anni più successivi, iniziò a visitare la Spagna, vennero fuori tante altre incidenze e coincidenze tra la Spagna e la Sicilia: le caratteristiche delle feste religiose e pagane (la Settimana Santa e la festa di Pamplona); la terribile e sanguinosa presenza dell’Inquisizione. Ma L’Antimonio è certamente legato alla guerra civile.
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