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Beresina. In sidecar con Napoleone

Marzo 20, 2020

Recensione del libro di Sylvain Tesson pubblicato da Sellerio nel 2016.

Da un annetto scarso aleggiava nella mia libreria. Me lo consigliò un amico scrittore, ne parlava con tratti idolatrici, elevandolo a uno dei migliori autori di viaggio contemporanei. Fidandomi di chi se ne intende lo ordinai subito e, visto le premesse, lo posizionai nello scaffale tra Naipaul e Theroux, in attesa che arrivasse il suo momento. Oggi sono qui, estasiato dalla sua lettura e a metabolizzare uno dei viaggi su carta più intensi che mi sia mai capitato di affrontare.

E’ il 2012, esattamente duecento anni prima Napoleone e la sua Grande Armata invadono la Russia, in quella che si rivelerà una delle più fallimentari campagne militari di ogni tempo. Sylvain Tesson, scrittore di viaggi francese di fama internazionale, profondo conoscitore della civiltà russa, antiliberale nel dna e ricercatore di percorsi storico e letterari, propone a degli amici un viaggio mitologico per rimembrare la ritirata dell’esercito di Napoleone partendo, in sidecar, da Mosca per raggiungere Parigi in tredici giorni. Ovviamente a dicembre, con neve, fango e gelo a far da sottofondo ad ogni pagina. In estate sarebbe stato roba da influencer.

Quello di Tessen e dei suoi compagni di avventura, due francesi e due russi ognuno col proprio sidecar, è un viaggio alla ricerca del tempo e della storia, del significato che ognuno di noi dà al movimento. Si ricercano le immense pianure slave delle battaglie del 1812, i luoghi legati a quegli eventi, e uno studio comparativo continuo sull’emblematica figura di Napoleone, e cosa egli ancora rappresenta per i francesi di oggi. Immerso nel freddo più pungente, ripercorrendo le tappe di quella disastrosa ma anche iconica invasione/ritirata, il merito di Tesson è quello di ammaliare il lettore con uno stile anticonvenzionale, critico nei confronti della modernità ormai ridotta ad avere come obiettivo l’acquisto di uno schermo in nome della pace, di una società senza più alcuna spiritualità, senza nessun ideale superiore, tutta concentrata ad acquisire benessere materiale e voler revisionare la storia in nome dei principi consumistici contemporanei. Ne viene fuori un confronto impietoso per la sua Francia e l’Occidente tutto, sia rispetto alla Russia di oggi, ancora fortemente legate alla propria tradizione e identità, sia nei confronti dei soldati francesi di duecento anni fa che, nonostante la fame, il deperimento, la morte, la disperazione, il cannibalismo e tutto ciò che comportò la campagna di Russia, avevano una guida in grado di risvegliare in loro i sentimenti dell’audacia e del coraggio, di un riferimento superiore, che li aveva fatti arrivare a essere uno dei più grandi imperi della Storia. Il tutto alternando i passi del viaggio di oggi sovrapponendolo a ricordi dei luoghi descritti nei libri di duecento anni prima, ricercando lapidi e terre che ancora grondano urla e sangue.

E passano i giorni, rievocando il rogo di Mosca che intrappolò l’esercito mentre in sidecar Tesson&co. valicano il confine bielorusso, scovando tracce, orme e segnali ancorati per l’eternità alla metafisica di quei luoghi, di quelle sanguinolente battaglie, con i soldati immersi nel gelo ipodermico costretti a nutrirsi di carcasse di animali, marciando per chilometri su strade di cadaveri. E poi si ritorna a oggi, con il flusso di Tesson che invita a riflettere sul significato del viaggio e del movimento, che cerca nelle mappe di allora il senso dell’esistenza odierna.

Un libro magistrale, una scrittura potente e divertente, colta e vigorosa. Tesson è un personaggio fuori da ogni ordinaria linearità, politicamente scorretto, esaltatore della baldoria e dell’amicizia, ma sempre concentrato al raggiungimento dell’obiettivo, senza ricercare escamotage, scorciatoie o tranelli. Un modo di scrivere che esalta chi ama la letteratura di viaggio, una maniera di viaggiare che stimola la ricerca di percorsi letterari.

Insomma, mi sento proprio di dirlo: Tesson è una sorta di Dio del viaggio letterario e adesso che l’ho letto posso confermare che merita di stare esattamente in quel posto dello scaffale ove lo collocai un anno fa.

francianapoleonerussiatesson
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